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END OF SUFFERING

  • Immagine del redattore: Paolo Di Menna
    Paolo Di Menna
  • 5 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Durante questa quarantena, tra una ninna nanna ed una pappa, un pannolino sporco ed una notte insonne, ho avuto modo di poter riascoltare con piacere alcuni dischi, riscoprendo qualche classico e magari approfondendo qualche artista nuovo. Grazie anche a mio figlio che adora a dir poco la musica, il piatto del giradischi (ma sopratutto spotify su google home) ha fatto faville. Gli artisti ascoltati sono stati innumerevoli ed oggi voglio parlare di un album stupendo di un gruppo che purtroppo in Italia resta ancora abbastanza nell’anonimato, il disco in questione è “End of suffering” di Frank Carter & The Rattlesnakes.

Voglio cominciare questo articolo con un breve accenno di come ho conosciuto questo fantastico gruppo visto che da noi è ancora pressoché sconosciuto. Tutto è cominciato un'estate a Milton Keynes nel 2011 ad un concerto dei Foo Fighters. Innanzitutto, c’è da dire che i Frank Carter & The Rattlesnakes sono una band britannica formatasi nel 2015, proprio così quattro anni dopo il concerto in questione, in che modo allora le due cose sono legate? Beh, durante quel concerto ho fatto la conoscenza di un altro gruppo (divenuto ad oggi uno dei miei preferiti) i Biffy Clyro, band scozzese stupefacente di cui magari parlerò in un altro articolo. Dopo quel festival, anni dopo, proprio all'apertura di un concerto dei Biffy all’Atlantico di Roma, potei assistere all'esibizione di Frank Carter, ed è stato amore a prima vista, una vera e propria scarica di adrenalina.


“It's a trap

And there's no comfort fitting in

A fake safety that no one believes in

And if it goes against who you think you are

It's the death of happiness

Go and get the crowbar”


Il loro ultimo lavoro “End of suffering” segna un punto di svolta verso uno stile più melodico, più cantato e meno urlato, con suoni meno duri e più addolciti pur mantenere tutto il tiro adrenalinico che contraddistingue la band.

Dodici tracce per un disco che scorre senza mai stancare fin dal primo ascolto. Nei testi molto più ricercati oltre alla rabbia che ha contraddistinto i precedenti album è presenza molta sofferenza, nostalgia, ma anche speranza e amore nella sua forma più sporca e cupa.

Il primo singolo lanciato “Crowbar” è travolgente ed il suo ritmo fa muovere anche il più impassibile degli ascoltatori, pur essendo un pezzo con una bella carica punk, non dà fastidio all'ascoltatore e soprattutto denota una profonda evoluzione nel sound del gruppo.

Brani ben più delicati e profondi sono “Heartbreaker”, “Angel Wings” e “Love Games”, in quest'ultima Frank parafrasando il pensiero di Amy Winehouse ci racconta in modo struggente che: “love is a losing games”. In questi pezzi si sente e molto il cambiamento in atto con strutture molto meno hardcore, che svoltano verso una melodia nuova per tutti i fan del gruppo.


“If love is a losing game Then why do we play it again And again, and again, and again, and again?”

Con “Anxiety” e “Supervillain” la band raggiunge un picco di estrema bellezza e profondità, sugellando il loro ingresso nel mondo della “musica che conta”. Il video di “Anxiety” girato come se fosse uno scroll di un social media quale potrebbe essere Instagram, con tanto di foto, brevi video commenti e likes, è passato sui vari canali musicali per molto tempo, e la canzone ha girato a lungo sulle radio, anche qui da noi su Virgin e Radiofreccia e stato molto trasmesso nei loro palinsesti.


“Break her heart, make a monster

Don't move, you're an imposter

Sever the love and then you prosper

Reside, as they says, one day we will be stronger”


Una menzione inoltre non può mancare per “Tyrant Lizard King” dove alla chitarra c’è un mostro sacro come Tom Morello (per chi non lo conoscesse farebbe bene ad informarsi).

Le reazioni all'album sono state tutte molto positive, sull’aggregatore di recensioni “Metacritic” il disco ha raccolto un punteggio di 76 su 100, davvero un ottimo risultato per Frank e soci.

Un album insomma che mi sento davvero di consigliare in quanto al suo interno ognuno può trovare un qualcosa di affine a sé stesso. Un esplosione di rabbia addolcita da una punta di romanticismo sofferente rende questo disco un capolavoro del Punk/Rock contemporaneo.


VOTO: 8/10

Tracklist:

Why a Butterfly Can’t Love a Spider

Tyrant Lizard King (feat. Tom Morello)

Heartbreaker

Crowbar

Love Games

Anxiety

Angel Wings

Supervillian

Latex Dreams

Kitty Sucker

Little Devil

End of Suffering


Info:


Released: 3 Maggio 2019

Studio: The Chapel Studios – Voltaire Road Studios

Genere: Alternative rock, punk rock, indie rock

Durata: 43:00

Etichetta: International Death Cult

Produttore: Cam Blackwood

Singoli:

1. Crowbar – 15 Gennaio 2019

2. Anxiety – 29 Marzo 2019

3. Kitty Sucker – 30 Aprile 2019











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