NOTTE INSONNE
- Paolo Di Menna
- 5 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Mi svegliai nel cuore della notte e non riuscii a riprendere sonno, continuavo a ripetermi che la sveglia sarebbe comunque suonata alle 6:30 ma niente da fare. Il problema di quando ti svegli nel buio e nel silenzio è che i pensieri che ti frullano per la testa sono estremamente rumorosi, non ti danno tregua, ma soprattutto non sono mai dei bei pensieri. La mente, strappata via dal suo sonno ristoratore, si mette in moto a pieno regime, rielabora informazioni, cerca soluzioni, si interroga su possibili scenari, roba da impazzire. Dopo essermi girato e rigirato nel letto, con la pelle sudata che si attaccava alle lenzuola umide, decisi che forse era meglio alzarmi, magari girovagare un po’ per la casa cercando nel frattempo di riprendere sonno. Era una torrida notte estiva e non tirava un filo d’aria. L’appartamento era illuminato dalle luci provenienti della strada che rendevano possibile vedere anche al buio, concedendomi di non accendere le luci che di certo mi avrebbero accecato, facendomi sgranare gli occhi ancora di più. Afferrai il pacchetto di sigarette poggiato sul tavolino di fronte al divano e mi diressi verso il balcone. Fuori si stava decisamente meglio e l’aria, più fresca, scivolava sulla mia pelle sudaticcia regalandomi una piacevole sensazione di freschezza. Accendendomi la sigaretta il suono del soffio del gas che fuoriusciva dall’accendino divenendo fiamma mi fece rendere conto di quanto fosse soave e corposo il suono del silenzio che mi circondava, non c’erano macchine, né persone, la città sembrava quasi che fosse deserta. Mentre la dolcezza del fumo riempiva i miei polmoni, mi godei la quiete notturna che regnava.
Spesso mi ero chiesto come sarebbe stata la mia vita se fossi stato ricco, o magari se fossi nato da qualche altra parte, avrei vissuto meglio? Sarei stato felice? Chissà. Appoggiato al davanzale del balcone queste domande si riproponevano nella mia mente; era una bella notte, limpida, con un bel cielo nero punzecchiato di stelle, ma questo non bastava a darmi una risposta. Il sonno nel frattempo era del tutto scomparso, ma non mi importava più di tanto, volevo solo godermi quegli istanti di pace. Rientrando aprii il frigo e la luce bianca e fredda che fuoriusciva dal suo interno accecò per qualche istante i miei occhi che si erano abituati al buio della notte. Presi una birra, la stappai e tracannai una bella sorsata, il caldo aveva reso secca la mia gola, il liquido fresco ed amaro scendeva giù a meraviglia, regalandomi una fantastica sensazione di benessere e ristoro. Quando ero piccolo i grandi dicevano sempre che non c’è niente di meglio di una birra fresca quando si ha caldo e sete, all’epoca non capivo come quella bevanda amarognola potesse essere meglio di un bel bicchiere di Coca-Cola, ma col tempo ne diventai pienamente consapevole. Un paio di sorsate bastarono a svuotare la bottiglia. Ne stappai un'altra e tornai sul balcone a sedermi sul divano da esterno. Accesi un'altra sigaretta ed ascoltai il silenzio. Il mio appartamento era all’ultimo piano di quel palazzo nel cuore di quella piccola cittadina, eppure persino da lassù si riusciva ad ascoltare il canto delle cicale. Un lievissimo alito di vento scivolava timido sulla mia pelle e chiusi gli occhi per qualche secondo godendomi il momento. Una macchina passò giù in strada, e mi chiesi se fosse qualcuno che stava tornando allora a casa o magari se stava uscendo per andare al lavoro. I primi cinguettii iniziarono a farsi sentire, annunciando l’imminente arrivo del giorno. Il cielo nero della notte pian piano andava schiarendosi, regalando un effetto simile a quando si lasciano cadere alcune gocce di inchiostro blu scuro all’interno di un bicchiere d’acqua, il quale disegna sfumature danzanti di una tinta più tenue. Una finestra del palazzo di fronte si illuminò ed osservai la sagoma di qualcuno che si muoveva dentro la stanza, altre macchine iniziarono a circolare giù in strada, mentre le prime tenui tinte rossastre cominciavano a squarciare il cielo. Me ne restai immobile fissando l’orizzonte che si accendeva con esplosioni di colore di fronte ai miei occhi. L’aria fresca della notte scivolava via con il salire del sole.
Andai in bagno e mi buttai sotto la doccia, l’acqua fresca mi scorreva addosso lavando via il sudore della notte appena trascorsa, regalando energia al mio corpo preparandomi ad affrontare la giornata che stava nascendo.
Tornando in camera vidi lei distesa sul letto, con i suoi lunghi capelli che scendevano sul cuscino, il suo volto rilassato e la sua pelle delicata. Rimasi qualche secondo a guardarla dormire e pensai che non mi importava come sarebbe stata la mia vita, era sono felice e questo mi bastava.
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