ROOM 708
- Paolo Di Menna
- 27 feb 2019
- Tempo di lettura: 3 min

Logorato dalle quasi venti ore di viaggio ed intontito dal fuso orario, arrivo trascinandomi appresso i bagagli di fronte alla stanza 708. La porta è vecchia, leggera e scricchiolante, le sue cerniere arrugginite cigolano disperate quando spingo la maniglia per entrare in camera. Le tende svolazzano animate dal soffio vitale del vento che ulula nella notte il quale si insinua nella stanza attraverso la finestra semiaperta, un acquazzone tropicale si sta abbattendo sulla città e l'acqua entra all'interno inzuppando la moquette polverosa. Districandomi tra la valigia e la trolley spingo la porta che si richiude violentemente facendo svegliare tutto il piano. Mi dirigo verso la finestra, combattendo contro il demone che infervora le tende, l'acqua mi bagna la pelle mentre il tiepido vento mi schiaffeggia. Finalmente riesco a chiudere fuori il temporale tropicale che impazza, lasciando il vento a lamentarsi contro il sottile vetro. La stanza è illuminata dalle luci della città che tingono l'atmosfera di un azzurro scuro.
Mi dirigo verso una fila di interruttori situata di fianco l'ingresso, ed inizio ad azionarli uno per uno.
Il primo è una luce fredda che illumina il corridoio.
Lo spengo.
Il secondo accede la ventola del bagno.
Lo spengo.
Il terzo accende la luce del bagno.
Lo spengo.
Il quarto aziona tre lampade alogene sulla testata del letto. Lo spengo.
Finalmente il quinto accende la luce principale della camera.
Due letti da una piazza e mezzo con quattro cuscini su ognuno dominano gran parte dello spazio, ai piedi dei quali è posta una logora scrivania con una sedia nera in pelle mentre una poltroncina è situata nell'angolo vicino la finestra, proprio nel punto in cui entrava la pioggia.
Come prima cosa mi distendo sul materasso e sento ogni singola molla che mi penetra nella schiena.
Ottimo.
Mentre sono sdraiato percorro con lo sguardo tutta la camera, analizzando ogni dettaglio, dalla tv alle ragnatele, dal quadro di una replica di Botero alle macchie di umidità sopra il muro. Non è un granché come sistemazione soprattutto perché si sente ogni singola macchina che passa giù in strada e considerando che siamo su una delle arterie principali della città non è una buona cosa.
Sollevo la valigia e la dispongo sopra il letto che non userò, quello più lontano dalla finestra, sono stanco e non ho voglia di disfarla stanotte, quindi estraggo solo il beauty per il bagno.
Ho bisogno di una bella doccia ristoratrice per lavare via la stanchezza del viaggio.
Il bagno è piccolo ma in compenso la doccia è grande. Sono tentato di accendere la musica mia fedele compagna ma mi rendo conto che è tardi e le pareti non sono un granché isolanti e rischierei di svegliare le persone che dormono nelle altre stanze, quindi mi spoglio ed entro in doccia. Rimango sotto il getto d'acqua tiepida per un bel po', sciogliendo i muscoli intorpiditi.
Mentre mi asciugo sento un forte rumore di una porta che sbatte, seguito da delle risatine che provengono dalla camera di fianco alla mia.
Sono a pezzi, ed il fuso orario si fa sentire, voglio solo farmi una bella dormita.
Dopo aver infilato un paio di mutande e la t-shirt dei Nirvana che sarebbe il mio pigiama mi soffermo di fronte alla finestra e rimango per un po' a guardare quello spettacolo di luci che sempre mi affascina. Seguo con lo sguardo le silhouette dei palazzi, le scie luminose delle strade illuminate, le montagne che salgono imponenti ai lati della vallata in cui mi trovo. Sono curioso di scoprire questo nuovo posto, così affascinantemente ricco di storie di sangue e violenza, ma allo stesso tempo calorosamente ospitale ed allegro.
Mi butto sul letto e chiudo gli occhi.
Dalla camera affianco iniziano ad arrivare gemiti dapprima lievi poi sempre più forti fino ad esplodere in grida tanto forti che quasi non si riesce a distinguere se stiano scopando o si stia consumando un omicidio. Per fortuna mia e sfortuna della ragazza il tizio soffre di eiaculazione precoce in quanto il tutto dura meno di una canzone dei Ramones.
Ascoltando il ticchettio della pioggia sul vetro che mi fa da ninna nanna finalmente mi lascio andare al sonno.
Buonanotte.
Comentarios