STANZE
- Paolo Di Menna
- 13 mag 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Nella nostra vita entriamo ed usciamo infinite volte, da infinite stanze. A pensarci bene è di gran lunga superiore il tempo che passiamo rinchiusi rispetto a quello che trascorriamo al di fuori delle nostre prigioni di cemento armato.
Mangiamo, lavoriamo, ci ubriachiamo, caghiamo, ci laviamo, scopiamo, chiusi dentro cubi artificiali. Non c'è nulla di sbagliato in questo, è solo che si va perdendo, se non è già andato perduto del tutto, la nostra parte più primordiale, più selvaggia. Si sente il bisogno di essere circondati, essere protetti.
Non si conosce più il gusto mistico che si ricava da una bella pisciata all'aria aperta, magari sotto un cielo stellato, o nell'ascoltare musica accarezzati dal vento, oppure nel leggere un libro illuminati dal morbido sole del tramonto, o meglio ancora nel fare l'amore circondati dal profumo degli alberi e dell'erba fresca.
Il mondo ci ha abituati a sentirci a nostro agio solo quando ci troviamo dentro una stanza. La natura da buon'amica qual è si fa da parte lasciando spazio all'avanzare delle nostre accoglienti prigioni.
Pareti di cemento, pareti di legno, pareti di stoffa, l'importante è avere delle pareti, al cui interno ci si può sbizzarrire con la nostra creatività, ammobiliandole, decorandole, riempiendole di oggetti inutili ma carini, belli da guardare.
Il mondo è pieno di stanze, dai marajà ai mendicanti, ognuno ha a disposizione un posto dove ripararsi, dove potersi chiudere e lasciare i problemi all'esterno, un posto da poter chiamare casa.
La vita è un viaggio che si snoda attraverso innumerevoli stanze, dove trascorriamo le nostre esistenze, dove i sentimenti, le passioni, le paure, l’intimità si mettono a nudo. Un viaggio che si incunea attraverso corridoi, stanze d'albergo, logori appartamenti, lussuose dimore, incontrando persone, anime sole, spettri e fantasmi che popolano queste bellissime, affascinanti, tristi, gabbie.
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